A seguito del grande interesse da parte dei nostri lettori per capire cosa sia davvero successo nel caso delle Ferrovie del Sud est, provvediamo a pubblicare l’integrale documento che dimostra chi sia il vero responsabile del default delle FSE: la Regione Puglia. Infatti, dalla lettura dei documenti ufficiali della Corte dei Conti (2013) e della Camera, emerge che vi è stata una macchinazione per scaricare su altri la debitoria delle FSE. Lo strumento, diremo il grimaldello, utilizzato dalla Regione, è stata la due diligence legale della Deloitte che, occorre dire, per quattro soldi e in sole due o tre settimane, ha espresso dei pareri legali (pareri!) tanto vincolanti che sono stati presi per oro colato dalla procura dopo che il grande condottiero Viero (con il quale Deloitte era in affari da tempo) e il suo compare Mariani, davanti alle TV, hanno presentato gli esposti alla procura di Bari. L’intera due diligence si basa dunque non su sentenze passate in giudicato, ma su pareri, sul fatto che FSE avesse sottoscritto taluni contratti senza la preventiva indizione di gare. E da lì si è dipanata poi l’articolata accusa da parte della Procura. Peccato che in due o tre sentenze, la Cassazione addirittura a sezioni unite, ha accertato la natura di FSE di società diversa dal “pubblico”. Insomma, la Deloitte ha espresso solo un parere (parere…) che poi all’atto pratico si è rivelato essere del tutto sbagliato. Chi pagherà per questa “svista”? Ma poco importa. I creduloni se la sono bevuta e la Procura ha deciso di perseguire quei 4 o 5 poveracci. Da notare di seguito e con attenzione cosa dice la Avvocatura di Stato in ordine alla richiesta due diligence voluta dalla Regione: «Delle tre società di capitale sopra richiamate, Ferrovie della Calabria S.r.l. e Ferrovie del Sud Est e servizi automobilistici S.r.l. versano in uno stato di grave difficoltà finanziaria, visibilmente sintetizzabile nella rilevante entità dei crediti non riscossi vantati dalle società nei confronti sia del Ministero che delle Regioni (sic!) che ne avrebbero dovuto acquisire la proprietà fin dal 1997. Ferrovie del Sud Est e servizi automobilistici S.r.l., vanta crediti nei confronti della Regione Puglia per circa 120 milioni di euro. Il protrarsi della situazione di incertezza che si è creata a causa della mancata acquisizione da parte delle Regioni della proprietà sociale della società, ha aggravato la criticità finanziaria della società con effetti diretti sul conto economico ma potenziali anche sulla stabilità sociale. Si rileva, al riguardo, che lo stato di difficoltà finanziaria può avere riflessi negativi, inoltre, per il relativo indotto, in termini di commesse correnti che potrebbero venire meno (…) che non si è conclusa positivamente la procedura di trasferimento di Ferrovie del Sud-Est e servizi automobilisti in quanto la regione Puglia, manifestando perplessità sulla situazione finanziaria della stessa azienda, si è nuovamente rifiutata di acquisirne la proprietà sociale. Per tale ultima società permangono, quindi, i rischi conseguenti ad una situazione creditoria/debitoria dall’esito incerto (…) la regione Puglia, manifestando perplessità sulla situazione finanziaria della stessa azienda, si è nuovamente rifiutata di acquisire la proprietà sociale. Per tale ultima società permangono, quindi, i rischi conseguenti ad una possibile situazione conclamata di insolvenza. In particolare, in applicazione dell’articolo 16, comma 4 del decreto-legge 83/2012, si è sollecitato nuovamente la Regione Puglia affinché procedesse all’acquisizione della proprietà della Società di cui trattasi. L’ente regionale, nel ritenere possibile tale trasferimento, previa definizione bonaria del contenzioso in corso avente ad oggetto il riconoscimento dei rilevanti crediti vantali dalla stessa Società a titolo di corrispettivo per i servizi di trasporto pubblico automobilistico e ferroviario eserciti, reputava necessario procedere preliminarmente ad una “due diligence” per effettuare una dettagliata ricognizione delle situazioni debitorie e creditorie della società. Attivata la “due diligence” in argomento, la Regione ha lamentato più volte uno scarso atteggiamento collaborativo delle strutture societarie nel fornire la documentazione aziendale necessaria per completare l’attività ricognitiva. La società ha replicato ai rilievi regionali evidenziando, tra l’altro, che alcuni dati richiesti possono pregiudicare l’esito del contenzioso pendente innanzi al Consiglio di Stato contro lo stesso ente territoriale nonché l’eventuale definizione bonaria dello stesso. L’Avvocatura dello Stato, interessata da questa Amministrazione, prescindendo dalla non condivisione del mandato conferito alla Regione per la “due diligence”, laddove lo stesso fosse potenzialmente suscettibile di “sconfinare” in accertamenti e verifiche diretti a far acquisire alla Regione un quadro informativo concernente dati ed elementi notiziari su cui si fondano le pretese economiche oggetto del contenzioso, riteneva, con nota del 7 novembre 2011, che ‘‘allo stato attuale” non si potesse procedere alla definizione bonaria del contenzioso in corso con la contestuale rinuncia da parte della società, al giudizio d’appello.»Il lettore comprenderà molto bene chi davvero ha fatto fallire le Sud Est (e non certo l’acquisto di una costosa bottiglia di vino!). Concludendo, diremo che la Avvocatura dello Stato ha affermato senza se e senza ma, che non fosse possibile giungere da parte di FSE ad una definizione bonaria con la Regione. Che in soldoni significa che la Regione, dal canto suo, avrebbe dovuto pagare la somma integrale dei 140 milioni e il Ministero, d’altro canto, provveder al saldo di 33 milioni. Ma perché allora Fiorillo ha accettato la transazione superando il parere della Avvocatura? La risposta è semplice ma attendiamo che sia lui a rispondere. Anzi lo invitiamo a scriverci un suo pensiero sul tema. Ormai il re è nudo: il luciferino combinato disposto Ministero (Mautone) + Regione (Emiliano) per il tramite di Viero e Calvello, oltre che dei vari consulenti e compagni di merende neo premiati alla dirigenza di FSE, hanno fatto sparire dai bilanci di FSE 173 milioni di euro (il buco delle FSE sarebbe di 210 milioni) usando la formula nota ai contabili circa la iscrizione a bilancio di crediti incerti. Fantozzi, qui avrebbe detto una “c.ta mai vista”. Lo dice la Corte dei Conti, lo dice la Camera e il Senato, lo dicono i bilanci e lo sottoscrivono i vari revisori (che micio micio sono stati gentilmente fatti uscire dalla uscita di sicurezza dall’inchiesta così come i funzionari ministeriali). Le FSE non sono fallite! La verità prima poi verrà fuori.
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